Recensione GTA V

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La prima volta che ho messo le mani su GTA V è stata a ridosso della sua data di uscita sulla vetusta PlayStation 3. Dopo (quasi) 12 anni ed esser diventato il prodotto d’intrattenimento più redditizio della storia, eccomi qui a riprendere i panni di Franklin, Michael e Trevor, questa volta con la versione Premium Edition per PC, riscattata gratuitamente su Epic Store nel 2020.
GTA è GTA, non credo abbia bisogno di presentazioni: una delle serie più famose e giocate (e streammate e seguite) di sempre. Ma com’è rigiocarlo (parlo del single player, il multi lo provai un paio di volte su GTA IV) nel 2025? Spoiler, rimane tuttora un’esperienza molto gratificante.

La storia è carina, completamente portata sulle spalle dai favolosi personaggi protagonisti, scritti in maniera eccelsa.
Il gioco inizia rivelando un fatto avvenuto nove anni prima rispetto all’ambientazione di gioco: Michael e Trevor, insieme al compagno di merende Brad, sono impegnati in una fuga dalla polizia in seguito a una rapina. L’unico a salvarsi è Trevor, mentre gli altri due vengono colpiti letalmente dalle forze dell’ordine. O almeno così sembra in un primo momento. Infatti, Michael si salva e procede col crearsi una nuova vita a Los Santos assieme alla moglie e ai due figli, cambiando il cognome in De Santa (in precedenza Townley). Da qui il focus passa a Franklin, il quale è stufo di campare con furtarelli di veicoli, pratica che ritiene poco remunerativa, e vorrebbe intraprendere lo step successivo all’interno del mondo criminale. Si imbatte in Michael dopo che questi, aspettandosi il furto della macchina del figlio, si nasconde nel veicolo in attesa dell’evento. Michael, dopo aver capito che Franklin è solo un uomo di mezzo, infatti i furti vengono commisionati dal proprietario di un concessionario che ricicla in questo modo gli articoli in vendita a sua disposizione, lo costringe a schiantarsi contro la vetrina del negozio e per attirare l’attenzione dell’esercente per poterci scambiare qualche parola amichevole. Dopo questo episodio Franklin, intuendo che tipo di persona possa essere Michael, gli chiede di trovargli un lavoretto facendo leva sul fatto che a causa sua fosse stato licenziato dal concessionario. I due iniziano così a legare e diventano piano piano amici. Per trovare un lavoro serio Michael contatta Lester, una vecchia conoscenza della vita criminale, con il quale organizza un piano per rapinare una gioielleria. Il piano va a buon fine ma la notizia si diffonde attraverso i media e raggiunge Trevor che capisce da un particolare che ci sia lo zampino dell’amico che credeva morto. Decide quindi di trasferirsi a Los Santos per incontrarlo. Questo il susseguirsi degli eventi che unisce il trio e apre la possibilità di utilizzare a piacimento uno dei tre protagonisti: basterà infatti una combinazione di tasti per cambiare personaggio dovunque questo si trovi a Los Santos.

Frankiln è il più semplice dei tre protagonisti, è un ragazzo nato e cresciuto in un contesto criminale di famiglie e rivalità tra gang che vuole migliorare la sua condizione e non accontentarsi delle briciole. È molto leale e nonostante le difficoltà non abbondana chi è ed è stato importante per lui.
Micheal è un ex rapinatore che ha raggiunto un accordo con l’ente governativo FIB per salvare la sua famiglia e se stesso in modo tale da poter cominciare una nuova vita più tranquilla. Il suo passato turbolento che ritorna mette ancora più a dura prova il matrimonio e il rapporto con i figli. Dà molta importanza alla famiglia ma al tempo stesso si comporta in modo dissonante con i suoi valori. È un uomo consumato, scontroso e violento ma anche fragile, affettuoso e premuroso che non riesce a gestire la sua psiche. Il mio preferito.
Trevor è un pazzo: violento, squilibrato, inopportuno, impulsivo ed egoista. Gestisce il suo business criminale tenendo sempre aperte le porte per nuove opportunità: si dedica inizialmente allo spaccio di droga per arrivare a traffico di armi e prostituzione. Nei videogiochi (e nella vita ove possibile) tendo a scegliere la via dei “buoni” e non sono proprio riuscito a immedesimarmi in Trevor, non lo sopporto. Direi che è perfetta la sua scrittura.
Come accennato in apertura, sono loro tre e le loro disavventure a rendere speciale GTA V. I dialoghi assieme allo humor poi tengono il passo ed elevano ulteriormente la caratura della narrativa.

La grafica non è ovviamente la stessa della prima volta a cui giocai sulla Play 3. È stata migliorata, e di molto, per l’uscita su PS4/XONE e PC. Los Santos è enorme e viva con una grande varietà di zone: urbane, rurali, montagnose e desertiche. Ovviamente la città è la rivisitazione videoludica di Los Angeles. Tantissimi modelli di macchine, ci sono bici, moto, aerei, elicotteri, barche. Il prossimo anno dovrebbe uscire il nuovo standard per gli open world GTA VI eppure questo V grazie anche agli accorgimenti delle riedizioni è ancora un bel vedere, fluido, denso e pregno di particolari.

La colonna sonora è mastodontica: ci sono più di 18 stazioni radio sempre attive su cui sono sparsi più di 250 brani non originali su licenza. E che brani. Impossibile avere dei gusti che non vengano soddisfatti tra rock, punk, country, soul, funk, pop, dance, techno, electro, synth, house, hip-hop, rap, trap, R&B, reggae e chi più ne ha più ne metta. Ci sono così tanti canzoni che in un altro articolo provvederò a soddisfare la mia sete di classificazione con una top 5 per ogni stazione radio (già così è impegnativa, la top 10 sarebbe stata una sfida quasi impossibile in tempi ragionevoli).
Con tutta questa disponibilità e cura nella selezione della musica mi ha colpito in negativo la traccia originale che viene suonata durante le missioni principali: l’ho trovata anonima e piatta. Nulla di rilevante su sonoro ed effetti: senza infamia e senza lode.

La storia principale di GTA V dura tanto e il ritmo è sempre serrato: le missioni si protraggono per il giusto tempo e appena finita una non vedevo l’ora di iniziarne un’altra. In giro per Los Santos ci sono le più svariate attività, tante di queste strutturate in minigiochi: tennis, golf, triathlon, gare di bici e auto, paracadutismo, caccia, violenze (una sorta di orde di zombi dove Trevor può sfogare i suoi istinti primordiali senza freno), ecc. Questa moltitudine di attività secondarie potrebbe sembrare asfissiante e messa lì tanto per aggiungere contenuto a caso. Non è così, anzi. Sono dei passatempi che offrono la possibilità di staccare da inseguimenti dalla polizia, sparatorie e simili che vengono incontro a gusti molteplici (un po’ come le stazioni radio). E sono pure fatti bene. Il mio approccio nei single player, essendo tanto attivo ancora nei multi, è molto rush: gioco la storia, le missioni principali e dedico tempo ai contenuti secondari ed extra solamente se il gioco mi prende molto, dato il backlog infinito. Mi sono ritrovato a giocare un best of 3 set a tennis. Per GTA V more is more. C’è una nota dolente però: i collezionabili. Non li amo ecco, mai amati, e i rifiuti nucleari che richiedono l’esplorazione dei fondali marini (un vero parto) sono i peggiori di cui abbia memoria.

Gameplay. Che dire, gameplay eccelso e variegato. Partiamo dal core, ovvero le meccaniche TPS e la guida. Il gunplay è buono, anche se troppo indirizzato sul hittare costantemente headshot, rendendo il buon numero di armi un po’ fine a se stesso. La necessità di cercare cover è una meccanica ricorrente in questo tipo di giochi e qui non manca e anzi valorizza il ricco ambiente a disposizione.
La guida è pressoché perfetta: non si raggiungono le vette che possono raggiungere simulatori di guida o racing arcade ma non c’è ne bisogno. I comandi di sterzo sono reattivi, l’accelerazione si fa sentire quando si va a tavoletta e tenere la velocità massima, perlomeno dei veicoli più veloci, per le strade trafficate di Los Santos è appagante e impegnativo, soprattutto quando braccati dalla polizia.
Come già accennato in precedenza, ci sono millemila attività diverse raggiungibili al punto di interesse specifico, ognuna con le sue meccaniche più o meno approfondite.
Ultimo appunto circa le periferiche: ho iniziato il gioco con mouse e tastiera e ho resistito fino alla prima missione con l’aereo con Trevor, nella quale ho realizzato immediatamente dopo il primo schianto che dovevo collegare il pad. Il gioco è chiaramente progettato e ottimizzato con quest’ultimo in mente.

In conclusione, GTA V resta un gioco che approcciato nel 2025 dice ancora la sua ed è uno dei maggiori esponenti del sandbox openworld, se non proprio il migliore. Ora è il momento perfetto per (ri)esplorare Los Santos, per aumentare l’hype e prepararsi come si deve all’uscita prevista di GTA VI nel maggio 2026 (incrociando le dita che la data non slitti nuovamente) e poter apprezzare di più i miglioramenti certi che ci saranno a tutto tondo.