Recensione NieR Replicant ver.1.22474487139…

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NieR Replicant è un action GdR a metà tra un remake e una remastered di NieR, titolo uscito originariamente su PS3/X360.

Il gioco inizia in una Tokyo post apocalittica dove il protagonista, un ragazzino senza nome (sarà il giocatore a stabilirlo) dalla chioma argentata visibilmente debole e affannato, ha come unico scopo quello di prendersi cura della sorella minore Yonah. A fornite preoccupazione al giovane sono le Shade (ho giocato con testo e voci in lingua inglese), delle ombre nere con particolari tendenti al giallo/oro di diversa dimensione e forma, le quali sono anche indice della loro capacità combattiva. Quste Shade rappresentano il nemico principale in NieR. In un primo momento il protagonista, maneggiando un tubo di metallo, riesce a respingere la minaccia ma quando si presentano i rinforzi nemici capisce che non può contare solamente sulle sue forze. Si affida quindi a un libro magico, in grado di fluttuare e lanciare sfere di energia oltre che a fornire al suo utilizzatore diversi poteri. Così buffato il ragazzo esce vincitore dallo scontro contro le ondate di Shade e si precipita a controllare lo stato di Yonah. Sembra stare bene ma anche lei, ignorando le raccomandazioni del fratello, è ricorsa ai servigi di un libro magico al fine di rendersi utile e non sentirsi solo un peso.
Da qui il gioco ci catapulta avanti di 1412 anni. Excuse me sir, wtf? Eccoci quindi trasportati nei pressi di un villaggio di stampo medievale che alimenta ulteriormente il grado di confusione del giocatore. Le due costanti nei due scenari lontani nel tempo sono i due ragazzini. Inizia così l’avventura.

Nel gioco originale il protagonista si chiama Nier, lo chiamerò anch’io così all’interno di questa recensione per comodità. Il pensiero fisso di Nier è quello di aiutare la sorella a limitare le sue sofferenze e guarirla. Yonah è affetta da una malattia fatale, la Black Scrawl. Essa manifesta nei colpiti degli strani simboli arcani neri, oltre a ondate di dolore intenso e uno stato febbrile. Mentre Nier si prodiga nel vestire i panni del fratello modello, aiuta pure gli abitanti del suo villaggio in vari compiti, sotto forma di sub quest. Sono le classiche quest “riempitive” da Gdr: porta oggetto X a persona Y, farma tot risorse, cerca le uova di gallina nascoste. Lo dico subito, queste missioni sono poco ispirate e pesanti da completare. A gestire il villaggio sono le due sorelle gemelle dai capelli rossi Devola e Popola, le quali spezzano il ritmo tranquillo e semplice del villaggio affidando a Nier le missioni principali e più stimolanti come sconfiggere delle Shades nei pressi dei cancelli perimetrali.
La storia prende una svolta quando Yonah sparisce dalla propria dimora. Verrà ritrovata senza sensi dal fratello in un antico tempio. La ragazza si era messa alla ricerca di un fiore leggendario, il Lunar Tear, che avrebbe voluto trovare dopo averne sentito parlare dal fratello che le raccontava di come la sua vendita avrebbe potuto portare molto denaro nelle loro tasche, denaro che avrebbe aiutato con l’acquisto di medicinali per alleviare i dolori causati dalla Black Scrawl. Oltre alla sorella e a un mucchio di Shades, nel tempio Nier rinviene anche un libro molto simile a quello visto nello spezzone iniziale a Tokyo. Anche questo tomo fornisce al suo utilizzatore dei poteri magici ed è in grado di fluttuare, inoltre è in grado di parlare ed è dotato di una sua coscienza. Si presenta come il leggendario “Grimoire Weiss“. Grazie alla collaborazione con il grimorio, Nier riesce a portare in salvo la sorella. La direzione della storia rimarrà quella di Nier alla ricerca di una cura ma non continuo oltre per evitare spoiler.
Aggiungo solamente che a Nier si uniranno due persone: Kainé ed Emil. Kainé è una ragazza il cui unico scopo è quello di uccidere la Shade che ha eliminato la sua cara nonna. Ha un caratteraccio, è volgare, riservata e soprattutto sofferente, sia psicologicamente che fisicamente; è infatti posseduta da una Shade.
Emil è un bambino enigmatico che vive in un’enorme magione con il suo maggiordomo. Indossa sempre sopra gli occhi una benda che li copre totalmente siccome ha il potere di pietrificare ciò che entra nel suo campo visivo. È un bambino in parte solare e disponibile che però soffre di solitudine ed è pure molto emotivo.

Come ogni GdR che rispetti la storia è il punto forte di NieR Replicant, una storia ricca di colpi di scena e di pathos. Più si prosegue e più diventa accativante e coinvolgente. Peculiarità che deriva dalle serie madre Drakengard, NieR dispone di diversi finali che allungano di molto il computo di ore necessario per poter godere di tutti gli eventi, cutscene e boss fight. Ed è fondamentale imbattersi in questa strada se si vuole fruire di quest’opera. Non è possibile giocarci un po’ e accontentarsi del primo finale, anche perché dal punto di vista narrativo è proprio dopo di questo che le cose iniziano a farsi davvero interessanti. Ve lo dice uno che non è fan di diverse run sullo stesso titolo, soprattutto a ridosso della prima. In NieR Replicant questa pratica mi è stata stancante e provante per la ripetitività. Ma ne vale davvero la pena. I tre personaggi prinicipali sono fantastici, come lo è stato assistere alla loro evoluzione e al loro background. Menzione anche per i personaggi secondari che reputo ben scritti e importanti per l’atmosfera e il world building.

Per quanto riguarda la grafica si tocca un tasto dolente: è uno degli aspetti meno riusciti del gioco. Non siamo a una completa insufficienza ma si poteva e si doveva fare qualcosina in più: i colori sono spenti, poco vivaci e le texture non sono all’altezza di altre remastered. Segnalo in particolare l’effetto accecante che accompagna la transizione tra la città portuale e la spiaggia così come quella tra il passaggio boschivo e il deserto. Il framerate d’altro canto è buono.

Il sonoro, o meglio, la colonna sonora è incredibile e lo si percepisce sin dai primi passi esplorativi nell’overworld. Le note acuiscono e si sposano perfettamente con la drammaticità del titolo, facendo davvero emozionare. In particolare le parti cantate sono state le mie preferite. Unica pecca è la ripetitività delle tracce: ogni settore della mappa è accompagnato dal suo caratteristico e unico brano che sentiremo per tutte le volte che saremmo costretti a fare avanti e indietro per la mappa (non esiste il fast travel anche se a un certo punto sarà possibile imbarcarsi nel canale che collega le varie zone).

La main story non dura molto ma come accennato in precedenza non ci si può proprio limitare a una sola run, bisogna raggiungere assolutamente tutti i e cinque i finali. Aggiungendo quindi il tempo per arrivare cinque volte ai titoli di coda si allungano notevolmente le ore totali. Il problema risiede nella ripetitività di diverse quest. Per non parlare di quelle secondarie. Ho voluto completarle tutte e mamma mia se mi sono intossicato. Forse se ne salva qualcuna ma forse anche no.
Il ritmo lato gameplay è altalenante: spesso si cammina e corre attraverso la mappa, di dimensione piccola fortunatamente, per completare le quest interrotti saltuariamente da qualche Shade che ben presto si skiperanno per evitare ulteriori perdite di tempo. Si cammina e si cammina e si cammina e si corre per fortuna.

Gameplay: il core del combattimento è strutturato il stile action/hack ‘n’ slash e funziona molto bene. Non è un combat system dotato di particolare profondità ma regala soddisfazioni pad alla mano. Si possono utilizzare tre tipi di arma: spade a una mano, a due mani e lance. Le combo possono essere rese più varie ricorrendo alla magia di Grimoire Weiss; infatti grazie ai suoi “Sealed Verse” è possibile: lanciare sfere magiche esplosive, scagliare lance a lunga gittata, colpire i nemici con enormi mani oscure, evocare un’ombra che attacca il nemico, assorbire i colpi magici nemici per rilasciarli in un raggio, innalzare una barriera magica, evocare dal terreno degli spuntoni, sventagliare delle lame attorno a sé. In alcuni combattimenti, ma non solo, la telecamera ci riprenderà dall’alto e in una visuale 2d fornendo varietà agli stessi. Questo gioco di camera crea delle fasi interessanti e diverisificate con elementi shoot ’em up, platform e di risoluzione puzzle.
Le fasi di esplorazione sono lente e gestite in maniera approssimativa a volte. Le quest secondarie come già detto sembrano messe dentro tanto per e aggiungono poco o nulla alla storia o al divertimento.

Per concludere, NieR Replicant è un viaggio che vale la pena intraprendere per gustarsi un prodotto narrativamente atipico e accativante unito a un gameplay buono, accompagnato da una colonna sonora eccelsa che però pecca nel lato tecnico e nella gestione delle quest e del mondo di gioco.